Spagna: cosa accadrà dopo le elezioni?

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I risultati elettorali hanno scompigliato le carte. Abbiamo fatto il punto, anche sulla situazione delle persone Lgbt, con Fabrizio Acanfora, un italiano che vive con il suo compagno a Barcellona da oltre sei anni.





 

I risultati delle recenti elezioni in Spagna hanno creato molta incertezza, noi abbiamo cercato di capire ponendo alcune domande a Fabrizio Acanfora, un italiano che vive a Barcellona da oltre sei anni con il suo compagno.


D. I risultati delle elezioni hanno gettato la Spagna nel caos: sembra impossibile per mariano Rajoy dar vita al governo. Credi che questi risultati fotografino la situazione reale del Paese?
R. Sì e no. Da un lato la frammentazione del nuovo parlamento fotografa il crollo di fiducia da parte della popolazione nei due grandi partiti tradizionali. In questo senso, con l’entrata dalla porta principale dei due nuovi partiti politici, Podemos e Ciutadanos, rappresenta una richiesta di rinnovamento sempre più pressante.
D’altra parte, però, bisogna tenere conto della legge elettorale spagnola, secondo la quale i voti non hanno tutti lo stesso peso. Mi spiego meglio: un partito come Izquierda Unida – partito di sinistra – con più di 900.000 voti ha ottenuto solo due parlamentari fabrizio-acanfora(quindi ogni parlamentare vale circa 450.000 voti), mentre il PNV (Il partito nazionale basco) con 300.000 voti ha ottenuto sei rappresentanti. In pratica, il numero di voti necessari a eleggere un parlamentare dipende dalle dimensioni della provincia, dal numero dei votanti e dei partiti politici che vi si presentano.
A questo punto la Spagna è passata dall’avere un governo che, grazie alla schiacciante maggioranza assoluta ottenuta dal PP alle elezioni del 2011, negli ultimi quattro anni ha potuto legiferare indisturbato senza che l’opposizione potesse realmente opporsi a nulla, a una situazione che rende qualsiasi ipotesi di coalizione estremamente fragile. Diciamo che ora stanno peggio dell’Italia, e forse è per questo che da ieri i mezzi di comunicazione definiscono il nuovo parlamento un “parlamento italiano”.


D. Tu vivi in Spagna da oltre sei anni, cosa è cambiato dal tuo arrivo?
R. Vivo a Barcellona da ormai sei anni e mezzo. La situazione negli ultimi anni è sicuramente cambiata e non sono sicuro sia cambiata in meglio, ma credo che i mutamenti a cui assistiamo non siano circoscritti alla sola Spagna, bensì facciano parte di una trasformazione assai più estesa e globale.
Quando arrivai qui nel 2009 la crisi ancora non si sentiva, era più una questione che sembrava riguardare la politica e l’alta finanza, qualcosa lontano dalla quotidianità. C’era ancora il governo socialista di Zapatero che aveva permesso alla Spagna di fare un grande passo in avanti dal punto di vista sociale e dei diritti civili. Ritirò le truppe dall’Iraq, approvò una legge a difesa delle persone portatrici di handicap, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, una legge contro la violenza sulla donna e altre riforme di grande impatto sociale. Purtroppo i socialisti (anche, bisogna dirlo, a causa di una gestione poco efficace delle nuove difficoltà economiche) hanno pagato il prezzo di una crisi globale, crisi utilizzata dagli avversari politici come se fosse stata causata esclusivamente dalla gestione socialista.
La Spagna oggi è cambiata, sì. La povertà è aumentata, e non mi riferisco solo alle statistiche, ma anche alla percezione che si ha dalla strada. Ormai è la norma vedere senzatetto che la notte dormono negli sportelli automatici delle banche, perché lì dentro fa risultatipiù caldo. Ricordo che una sera, tornando a casa, vidi una donna anziana guardarsi intorno spaurita, sistemare con vergogna dei cartoni su una panchina e sdraiarvisi sopra. E da quella sera ripetere quotidianamente quell’operazione, sempre sulla stessa panchina.
Ho assistito impotente alla distruzione della dignità di decine di sconosciuti. Di un uomo di mezza età che una sera si sedette davanti alla vetrina di un negozio di abiti firmati e cominciò a vendere i libri che aveva in casa, per pagarsi da mangiare. E ogni sera i libri diminuivano e lui dimagriva sempre di più; e i suoi occhi erano più stanchi, senza speranza.
Negli ultimi anni la disuguaglianza sociale è aumentata in maniera impressionante, favorita da un governo attento solo ai bisogni di pochi, che ha limitato la libertà di espressione -la famosa Ley mordaza, con cui si riduce il diritto a manifestare e si vieta con pene amministrative salatissime di fotografare o riprendere gli agenti di polizia in servizio, anche se stanno commettendo abusi-, ha approvato una riforma del mercato del lavoro che ha creato una precarietà allarmante. Un governo che, appena eletto, ha fatto ricorso al tribunale costituzionale (per fortuna perdendo) per fare abolire il matrimonio omosessuale e che, solo perché costretto ha dovuto abbandonare il tentativo di riformare in senso medievale la legge sull’aborto. Il governo di un partito, il PP, oggetto di scandali di corruzione gravissimi, di pratiche clientelari consolidate negli anni.
Eppure, quello che mi stupisce, è che dopo tanto malgoverno, dopo lo spettacolo indegno delle mazzette milionarie e dei favori alle grandi imprese, il PP sia ancora il partito più votato. Forse, tutto sommato, il cambiamento non è poi così profondo…


D. Pensi che quanto è accaduto potrà segnare una svolta per la Spagna? A tuo avviso, sarà in positivo o in negativo? Ad esempio, potrà cambiare qualcosa per le persone Lgbt?
R. Non sono sicuro che questo terremoto elettorale rappresenti un vero cambiamento. Ormai viviamo in una società anestetizzata in cui a ribellarsi sono solo pochi, e quei pochi devono affrontare difficoltà sempre maggiori.
Nonostante l’euforia comprensibile dei nuovi movimenti politici, credo che non cambierà molto, soprattutto perché il potere politico è ormai chiaramente al servizio di quello economico, e l’economia si muove su scala globale. Basta guardare cos’è accaduto in Grecia solo pochi mesi fa: ci erano quasi riusciti, eppure alla fine ha vinto il denaro, la minaccia piovuta dall’esterno, e adesso di Tsipras nemmeno se ne parla più. Ha ragione Bauman, quando definisce la nostra una società liquida, individualista.
Probabilmente in Spagna ci sarà un periodo di grande instabilità politica, forse nemmeno si riuscirà a formare un governo. Ma temo che se si tornasse a nuove elezioni molte persone voterebbero di nuovo i due grandi partiti tradizionali, PP e PSOE, pur di evitare tanta confusione.
Magari mi sbaglio, ma non credo che ci siano oggi, e non solo in Spagna, i presupposti per un cambiamento profondo della società. Un cambio reale significherebbe rinunciare a una parte di questo illusorio benessere nel quale sguazziamo incoscienti del prezzo che per esso stiamo pagando. E la maggioranza delle persone preferisce queste sicurezze effimere, rimanere in una situazione di decadenza morale e sociale in cui può però permettersi l’ultimo modello di cellulare, la magliettina prodotta in India a quattro spiccioli, la vacanza low-cost. È più comodo far finta di non vedere.


D. E infine, quali sono le maggiori differenze tra la Spagna e l’Italia: in cosa è meglio il Paese di Cervantes e in quali aspetti primeggia il Bel Paese?
R. Differenze ce ne sono, ma non farei una classifica su cosa sia meglio qui o lì, anche perché in molti casi, come ad esempio per la cucina, il giudizio è sicuramente viziato dalle proprie radici.
Di sicuro non può passare inosservato il fatto che gli spagnoli siano stati estremamente più bravi di noi a vendere quella che qui elezioni-spagna-2015chiamano la “Marca España”. Il turismo in Spagna è estremamente sviluppato, anche se a volte si parla di un turismo di basso livello, di paesini costieri invasi da orde di ragazzini inglesi, tedeschi e olandesi che vengono solo per sballarsi, fare festa, gridare e vomitare a ogni angolo di strada. E a Barcellona, ad esempio, la gente comincia a essere stufa di tutto questo e già ci sono state parecchie proteste.
Rimane incontestabile, però, che noi italiani non riusciamo a sfruttare appieno l’ineguagliabile patrimonio artistico e culturale che possediamo.
Su una cosa però mi permetto di esprimere un giudizio. Io in Italia ci sono nato e ci ho vissuto per i primi ventisei anni della mia vita, è un paese meraviglioso popolato da persone in molti casi meravigliose. Detto questo, non tornerei a viverci. Non a caso, dopo aver vissuto per sei anni in Olanda, mi sono trasferito a Barcellona e non ho preso minimamente in considerazione l’idea di un ritorno in Italia. Il fatto è che qui in Spagna io sono un cittadino come tutti gli altri. Lavoro, pago le tasse, e nessuno sta a giudicare con chi vivo, né ho mai dovuto nascondere a nessuno il mio orientamento sessuale. Col mio compagno non abbiamo mai avuto problemi per affittare un appartamento, per aprire un conto in banca; mai una battutina né sguardi strani da parte dei commercianti al mercato dove andiamo a fare la spesa.
E questo mi rattrista molto, perché a me piacerebbe pensare di poter tornare a casa un giorno.



Chi è Fabrizio Acanfora
Nato a Napoli, quaranta anni fa, dopo in diploma in pianoforte è andato a studiare clavicembalo in Olanda. Ad Amsterdam, mentre ancora studiava, ho iniziato a lavorare come assistente di due costruttori di clavicembali molto famosi, e di lì a poco ha fabrizio-al-lavoroaperto il suo laboratorio. Oggi i suoi strumenti si trovano in tutto il mondo, dall’Asia all’America Latina a Israele.
Dopo due vacanze a Barcellona col suo compagno, ha deciso di lasciare il freddo e il cielo grigio dell’Olanda e nel 2009 si sono trasferiti in Spagna.
Barcellona è una città dinamica, ci sono turisti tutto l’anno, tutto è in perenne mutamento. Eppure la qualità della vita qui è estremamente alta: servizi pubblici impeccabili, strade pulite e gente abbastanza rilassata. Certo, gli mancano la famiglia, gli amici, ma tutto ha un prezzo, si sa.Ultimamente si è imbarcato in progetti nuovi. Da quest’anno, ad esempio, frequenta un master in musicoterapia, perché è convinto che la musica abbia un potenziale enorme da sfruttare anche in campo clinico.
Inoltre ha scoperto che ama scrivere e si è cimentato nella stesura di alcuni racconti ambientati a Barcellona. In questo momento sta lavorando alle ultime revisioni e poi dovrà decidere le modalità di pubblicazione.

Chi desidera conoscerlo meglio, può visitare la sua pagina Facebook.