Omosessualità nell’Africa pre-coloniale

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L’omosessualità esisteva in Africa prima del colonialismo ed era accettata. Lo dimostra il recente rapporto realizzato da Sexual Minorities Uganda.




 

Sono almeno 21 le verità omosessuali che fanno parte della cultura e delle tradizioni africane, come dimostra il nuovo rapporto, realizzato da Sexual Minorities Uganda, per dissipare la confusione e le bugie che circondano l'Uganda dopo l’approvazione della legge Anti-Homosexuality Bill nel 2009

L’analisi e i 21 esempi che vi proponiamo sono tratti dal rapporto La criminalizzazione estesa all'omosessualità in Uganda, narrative - prove empiriche e strategie alternative di una prospettiva africana" realizzato da Sexualsmug-logo Minorities Uganda.

Nei loro saggi sull’omosessualità nel Continente Nero Stephen Murray e Will Roscoe per hanno fornito ampie prove a sostegno del fatto che in tutta l'Africa la storia dell'omosessualità è stata una "caratteristica coerente e logica della stessa civiltà, dei sistemi e delle credenze del Paese".
 

Non esistono analisi delle società africane scritte da popolazioni indigene, ciò che è stato scritto di questa cultura viene da parte dei nordisti, dei primi viaggiatori, i missionari, funzionari coloniali ed antropologi.

Ora dopo alcuni secoli, sopratutto là dove le influenze occidentali (in particolare cristiane e marxiste) sono state più persuasive, c'è la convinzione che l'omosessualità sia una decadente innovazione borghese imposta all'Africa coloniale, da uomini bianchi o in alternativa, da islamici mercanti di schiavi.

Thabo Msibi dell'Università di Kwazulu-Natal ha documentato molti esempi di desiderio omosessuale in Africa, già esistente all'interno delle regole pre-coloniali.

Deborah P. Amory ha raccontato una lunga storia che coinvolge diversi popoli africani impegnati in relazioni omosessuali.

Basandosi su studi antropologici dell'epoca pre-coloniale e coloniale è stato possibile documentare una vasta gamma di pratiche omosessuali e le diverse interpretazioni che sono state fornite in tutto il continente.

 

 

L’omosessualità nella tradizione africana
 

Sono pervenute scene particolarmente "esplicite" di pittura dei Boscemani che raffiguravano uomini africani impegnati in attività sessuali con uomini dello stesso sesso.

Alla fine del 1640 un militare olandese trovò un documento da Nzinga, di una donna guerriero che nel regno di Ndongo nel Mbund, governò come Re completamente vestita da uomo ed era circondata da un harem di soli giovani vestiti come donne, si pensa fossero le sue "mogli".

Un antropologo del settecento, Padre J-B. Labat, portò un documento su Ganga-Ya-Chibanda dove un sacerdote che presiedeva un gruppo a Glagues all'interno del regno del Congo, abitualmente indossava abiti femminili e veniva indicato come "nonna".

Nella tradizionale cultura monarchica di Zande gli antropologi hanno descritto gli omosessuali come "indigeni ".

Nell'Azande del Congo settentrionale, l'ordinamento permetteva di sposare "giovani uomini che fungevano da mogli temporanee"; una pratica che è stata istituzionalizzata a tal punto che i guerrieri avrebbero perfino pagato -"brideproce" ai genitori dell'uomo.

Il brideprice (o lobola) era infatti lo scambio di un determinato numero di capi di bestiame tra lo sposo e la famiglia della sposa prima delle nozze.

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I Portoghesi furono fra i primi europei ad esplorare il continente ed notarono una molteplicità di relazioni di genere nelle società africane, come rapporti omosessuali in Congo.

Il viaggiatore inglese Andrew Battel nel 1590 scrisse un commento su Imbangala dell'Angola :" Gli abitanti di questo Paese sono bestiali, ci sono uomini in abiti femminili ai quali però è consentito conservare le loro mogli".

Il Travestitismo si è verificato in diversi luoghi, tra cui Madagascar ed Etiopia. Tra le persone del Pangwe, in Camerun ed in Gabon, il rapporto sessuale veniva praticato fra maschi di tutte le età. La Nzima del Ghana ha avuto una lunga tradizione di matrimoni omosessuali, di solito con una differenza di età di circa 10 anni, molto simile alla pederastia dell'antica Grecia. La tribù di Zande in Sudan ha avuto una tradizione di guerrieri che sposavano bambini, pagando alle loro famiglie un prezzo per lo sposo, proprio come si sarebbe fatto con una donna .

Tra i paesi agricoli di lingua bantu a Pouhai (Buli,Fang ,Jaunde,Mokuk,Mwele,Ntum e Pangwe) ed oggi anche in Gabon ed nel Camerun i rapporti omosessuali erano conosciuti come "bla-Nku" ed erano interpretati come una medicina per la ricchezza, trasmessa fra soli uomini.

Allo stesso modo in Uganda tra i Nilotico Lango, gli "uomini che avevano assunto un alternativo stato di genere" erano conosciuti come "Mucoso Dako", e sono sempre stati trattati come le donne ed autorizzati a sposare altri uomini.

Altre relazioni omosessuali sono state segnalate da altri gruppi in Uganda , tra cui i Bahima…

La documentazione sull'omosessualità femminile è meno abbondante, ma esiste per molte culture. Nella tribù di Zande era praticato il lesbismo in famiglie poligame.

L'omosessualità è stata anche registrata tra i Siwa in Egitto, si ritiene che il rito di passaggio di un ragazzo in Benin eequality
i matrimoni omosessuali fra donna-donna esistessero da più di 30 anni nelle società africane dalla Nigeria al Kenya, fino al Sud Africa.

Il Re di Mwanga e monarca Baganda è stato ampiamente segnalato per essersi impegnato in rapporti sessuali con soggetti di sesso maschile. Un gesuita che lavorava in Sud Africa nel 1605 descrisse queste persone come: "Chibadi, uomini abbigliati come donne, con comportamenti femminili, che si vergognavano ad essere chiamati "uomini".

Nei primi anni del 17esimo secolo, in quella che oggi è l'Angola, i sacerdoti portoghesi Gaspar Azevereduc e Antonius Sequerius incontrarono uomini che parlavano seduti nei loro villaggi vestiti come donne e che avevano contratto il loro matrimonio con uomini e tali matrimoni erano stati "onorati ed apprezzati".

Nella comunità Iteso con sede nel nord-ovest di Kenya e Uganda, le relazioni omosessuali esistevano già tra gli uomini che si comportavano come donne ed erano stati socialmente accettati .

Pratiche omosessuali sono state registrate anche tra i Banyoro e i Langi.

In epoca pre-coloniale a Benin l'omosessualità era vista come una fase che i ragazzi attraversano durante la crescita.

Tra i Nandi, c'erano già pratiche di matrimonio fra donna e donna e anche fra i Kisli del Kenya così come gli Igbo in Nigeria e i Nuer in Sudan e la Kuria in Tanzania.

Tra Cape Bantu, il lesbismo è stato attribuito alle donne che erano in procinto di diventare "capo indovini" anche noti come "isanuses".



Tesi basate sull’ignoranza per approvare leggi repressive
 

Questo elenco è solo una parte delle schiaccianti prove dell'omosessualità in epoca pre-coloniale che continuò nelle epoche coloniali e post-coloniali, così come mostrano certe testimonianze storiche di alcune concezioni già formulate sull'identità di genere. È dunque chiaro che l'omosessualità non è più "aliena" in Africa ma che è presente come in qualsiasi altra parte del mondo.

Eppure oggi il mito di una innocenza sessuale pre-coloniale, o più appropriatamente l'ignoranza, viene utilizzata per approvare legislazioni anti-gay e fomentare l'omofobia e la persecuzione nel continente africano. Tra queste ricordiamo la legge approvata lo scorso gennaio in Nigeria che penalizza i matrimoni omosessuali con una detenzione massima di 14 anni e fino a 10 per l'adesione o la promozione di gruppi gay. In Uganda la legge Anti-Homosexuality può imporre fino all'ergastolo.

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Come hanno affermato Stephen Murray e Will Roscoe: "Numerosi rapporti indicano che nella società c'era molta sessualità nascosta e che i comportamenti o i rapporti omosessuali non erano rari fra coetanei, sia di sesso maschile che femminile, soprattutto negli anni prima dell’introduzione del matrimonio eterosessuale. Questi tipi di rapporti sono stati identificati con termini specifici e sono stati per diversi gradi istituzionalizzati. Sicuramente le forze cristiane ed islamiche hanno ampiamente combattuto per sradicarla, sfumando i sistemi sociali e religiosi indigeni del continente, hanno aiutato a demonizzare e a perseguitare il popolo LGBT, aprendo la strada ai tabù che prevalgono oggi.

Quello che i colonizzatori imposero all'Africa, non era l'omosessualità ma piuttosto l'intolleranza e i sistemi di sorveglianza e le regolamentazione per poterla sopprimere.
Tobias Pellicciari