Tira proprio una brutta aria in Italia

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Quotidianamente leggiamo di ingiustizie, intimidazioni, superficialità e ignoranza. Purtroppo è accaduto anche a ICAR- Italian Conference on AIDS and Antiviral Research che si è tenuto dal 5 al 7 giugno all’Università Statale di Milano.

 

 



 

Quotidianamente leggiamo di ingiustizie, intimidazioni, superficialità e ignoranza. Purtroppo è accaduto anche a ICAR- Italian Conference on AIDS and Antiviral Research che si è tenuto dal 5 al 7 giugno all’Università Statale di Milano.

Iniziamo con l’intervento della Digos mercoledì 5 giugno al termine della sessione di apertura di ICAR- Italian Conference on AIDS and Antiviral Research per un o striscione con la scritta “No Discriminations” esposta durante l’intervento dell’arcivescovo metropolita di Milano. Pubblichiamo il comunicato diffuso da ASA.

 

Tira una brutta aria in Italia #SchedatoMaNonZittito

Tira proprio una brutta aria, ne abbiamo avuto conferma anche a ICAR- Italian Conference on AIDS and Antiviral Research che si è tenuto dal 5 al 7 giugno all’Università Statale di Milano.

Mercoledì 5 giugno alla Sessione di apertura di ICAR è stato chiamato a portare il saluto anche l’arcivescovo metropolita di Milano, monsignor Mario Delpini. Alcuni militanti delle varie associazioni, coinvolte nell’organizzazione del congresso e da anni impegnate nella lotta all’HIV, non hanno particolarmente graditocernuschi-in-asa-con-strisc questa presenza, in quanto alcuni esponenti della Chiesa hanno discriminato le persone LGBT. E così è nata l’idea di realizzare uno striscione con la scritta “NO DISCRIMINATIONS” nei colori dell’arcobaleno LGBT. All’inizio dell’intervento di monsignor Delpini, lo striscione è stato esposto. I militanti che lo sostenevano si sono limitati all’esposizione, eppure alla fine è arrivata la Digos a chiedere i documenti alle persone impegnate in questa pacifica manifestazione.
Lo striscione incriminato ora è esposto nella sede di ASA in via Arena 25.

ASA dal 1985 lotta contro le discriminazioni, non solo delle persone con HIV o AIDS, vi chiediamo di condividere sui social la foto e il testo perché possono schedarci ma non zittirci.

 #SchedatoMaNonZittito

 

Ed ora passiamo a Gerado D’Amico giornalista di RaiNews24 chiamato a fare da moderatore alla tavola rotonda di venerdì 7 giugno dedicata a U=U e dove erano stati chiamati a intervenire alcune persone sieropositive e una coppia sierodiscordante. In primo luogo, D’Amico ha dato prova di non conoscere la differenza tra HIV e Aids, poi ha ripetutamente interrotto, con battute stupide, Pigi Mazzoli mentre raccontava la sua esperienza di persona sieropositiva da oltre 34 anni e non ha dato la parola Franco Del Molin, il suo compagno sierodiscordante.
Per fortuna non ha disturbato Bruce Richman, la persona che ha inventato lo slogan U=U (Undetectable=Untransmittable, ossia Non rilevabile=Non trasmissibile) che è riuscito a spiegarne in modo chiaro il significato.

 

Ecco come racconta quanto accaduto Pigi Mazzoli: «Eravamo in quattro pazienti: una donna eterosessuale da poco sieroconvertita con problemi di visibilità per lo stigma sul lavoro. Noi, Franco e il sottoscritto, una coppia omosessuale sierodiscordante con vent'anni di paura di infettarsi. Un uomo single MSM sieropositivo.pigi mazzoli In conferenza telefonica avevamo parlato dei vari aspetti di U=U, su come questo cambiasse le prospettive per ciascuno di noi, alcune coincidevano per cui ci eravamo "divisi i compiti". Avevamo chiesto anche nei nostri gruppi segreti di sieropositivi cosa volessero che venisse sottolineato. Pensavamo che il giornalista ci avrebbe fatto domande congrue e non "divertenti". Per cui quando ci è stato chiesto cosa avessimo fatto per festeggiare la scoperta di U=U "ma solo le cose che si potessero dire in sala", Daniele Calzavara che era già irritato per precedenti battute del giornalista -che all'inizio ha parlato di AIDS e non di sieropositività all'HIV, e anziché correggersi o scusarsi si è dimostrato franco dal molinarrogante- ha interrotto protestando. Di questo lo ringraziamo perché per timidezza noi saremmo stati al gioco. Invece così, spronato dalla sua protesta, ho reagito anch’io dicendo una serie di cose molto serie, diverse però da quelle che avrei dovuto dire, ma soprattutto alla fine delle quali ci è stata tolta la parola, così né io e né soprattutto Franco abbiamo detto le cose a cui tenevamo e per cui ci eravamo preparati. Anche successivamente il giornalista ha detto ancora cose discutibili, Giulio Maria Corbelli ha tentato di replicare ma il giornalista, forte di un microfono dal volume assai più alto dei nostri, gli ha parlato sopra, facendolo desistere. Ci aspettavamo di più».


Forse Gerardo D’Amico pensava di essere molto spiritoso, invece ha solo disturbato il pubblico e tolto spazio a una tavola rotonda che aveva previsto interventi molto interessanti. La domanda è: perché vengono invitati personaggi che sono sempre alla ricerca di un palco dove mettersi in mostra?


Per quanto emerso a ICAR vi invitiamo a leggere l’articolo.
M.Z.