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A ICAR arriva la rivoluzione U=U

 

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Tanti gli studi e le ricerche presentati all'11a edizione dell’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, la conferenza italiana su AIDS e ricerca antivirale. In particolare le conclusioni dello studio Partner. Ma c’è il problema del “sommerso” e molto altro.




 

Dal 5 al 7 Giugno all'Università Statale di Milano ha accolto oltre 1200 partecipanti dall’Italia e dall'estero, tra specialisti e clinici, ricercatori di base, infermieri, operatori nel sociale, volontari delle associazioni, pazienti, tutto il mondo della "community” e stampa, per l'11a edizione di ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research), la conferenza italiana su AIDS e ricerca antivirale. ICAR è organizzata sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, e di tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica e del mondo della community. Il Congresso è presieduto da Antonella Castagna (Professore associato, Malattie Infettive, Università Vita-Salute San Raffaele), Antonella d'Arminio Monforte (Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Direttore Struttura Complessa di Malattie Infettive, ASST Santi Paolo e Carlo), Massimo Puoti (Direttore struttura complessa Reparto Malattie Infettive Ospedale Niguarda) e Giuliano Rizzardini (Responsabile Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco - Polo Universitario di Milano).

Purtroppo a ICAR c’è stata anche la Digos e il comportamento molto superficiale di Gerardo D’Amico. Per saperne di più vi in vitiamo a leggere l’editoriale.

 

Le nuove terapie per contrastare l’AIDS stanno mutando drasticamente le caratteristiche del contagio. Chi fa un uso corretto e regolare delle cure antiretrovirali necessarie, infatti, ha un rischio di trasmettere l’infezione da HIV pari a zero. Ciò non implica che si possa abbassare la guardia, anche perché queste terapie non proteggono da altre malattie sessualmente trasmissibili; tuttavia diventa possibile superare lo stigma e affrontare con paradigmi nuovi il tema della prevenzione dell’infezione e dello stop dell’epidemia.

Con la formula U=U, Undetectable=Untransmittable, ossia Non rilevabile=Non trasmissibile, si vuole sintetizzare un’importante evidenza scientifica frutto di una ricerca da poco pubblicata su Lancet, lo studio sessesione daperturaPartner, durato 8 anni, che vede tra gli autori Andrea Antinori. Questo studio ha dimostrato che su un totale di oltre 76mila rapporti senza preservativo tra coppie omosessuali sierodiscordanti, ossia con un partner HIV positivo ma con viremia non rilevabile perché controllata da farmaci antiretrovirali e con un partner sieronegativo, la trasmissione dell’infezione è risultata pari a zero, pur senza assumere PrEP- Profilassi pre-esposizione.

Lo studio Partner peraltro non è l’unica ricerca che dimostra questo concetto: «Possiamo pertanto affermare che chi è HIV positivo, ma prende regolarmente la terapia e ha una viremia stabilmente soppressa può avere rapporti sessuali non protetti, sia eterosessuali che omosessuali, con partner sieronegativo, senza avere alcun rischio di infettarlo. Questa notizia è direi rivoluzionaria perché le persone sieropositive in cura non sono più fonte di contagio e possono affrontare più serenamente la comunicazione della loro sieropositività con il proprio partner sessuale» ha evidenziato Antonella D’Arminio Monforte, uno dei quattro Presidenti del Congresso di Milano ICAR 2019.

 

Il sommerso resta il vero problema

 

Il tema U=U costituisce una novità rilevante tanto sotto il profilo epidemiologico quanto sotto quello sociale, poiché stravolge l’impostazione di molte campagne di sensibilizzazione e prevenzione. In termini di sanità pubblica è la dimostrazione più evidente che la TasP (Treatment as Prevention) funziona e che l’estensione della terapia a tutte le persone con HIV è uno strumento ottimale nel controllo dell’epidemia. Non aula magnasolo: dato che “non rilevabile è non trasmissibile”, la paura, lo stigma, le discriminazioni, l’emarginazione possono essere finalmente archiviati come cose del passato. Nonostante la portata rivoluzionaria di questo studio, le precauzioni, prima tra tutte l’uso del profilattico rimangono uno strumento imprescindibile per ridurre il rischio di trasmissione di HIV e di altre malattie sessualmente trasmissibili con un partner che non si conosce.
Il vero problema dunque non sono i soggetti con infezione da HIV in terapia (oltre 100mila in Italia), bensì il cosiddetto “sommerso”, ossia coloro che sono infetti dal virus ma non ne sono consapevoli. Un numero di soggetti che nel nostro paese si stima che ammonti a circa 15mila persone: costoro, oltre a essere un problema per se stessi, in quanto non diagnosticati e non in trattamento progrediscono verso la malattia, e sono un problema per la società, in quanto potenziale fonte inconsapevole di trasmissione.

 

Il 1° dicembre 2018 il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha firmato la ‘Paris Declaration’, con cui la municipalità di Milano, prima città in Italia, si è impegnata a ridurre al massimo, fino a zero, i nuovi casi di infezione da HIV nel 2030, puntando a diventare una Fast Track City. Ciò vuol dire intraprendere un’azione decisa, in quanto negli ultimi anni le nuove diagnosi di infezione da HIV sono rimaste costanti.

 

Nel 2018, sono state 430 le nuove diagnosi di infezione da HIV nella sola città di Milano, più di una nuova diagnosi al giorno. I nuovi soggetti affetti da HIV sono per l’88% maschi, 42% non italiani, il 66% dei area testmaschi ha acquisito l’infezione per rapporti con maschi. Inoltre, diverse diagnosi arrivano dopo molto tempo che il soggetto ha contratto il virus, tanto che in circa nel 10% dei casi l’HIV è già progredito in AIDS.

Inoltre, sempre nel 2018 sempre nella città di Milano sono state segnalate 446 diagnosi di sifilide, 409 di gonorrea e 220 di clamidia, tutte patologie che sicuramente sono più diffuse e la cui diagnosi non viene sempre riportata.

 

In questo contesto si inserisce anche la recente apertura del check point milanese lo scorso 4 febbraio, frutto della collaborazione di tutte le associazioni che operano a Milano (Anlaids, ASA, CIC-Arcygay Lila, NPS Italia) che ha lo scopo di fornire gratuitamente screening per HIV e malattie sessualmente trasmesse (HCV, sifilide. Gonorrea, clamidia) e counselling per la PrEP. Pochi mesi dopo Milano, si è aggiunta Bergamo, rendendo la Lombardia capofila in questa sfida.

 

In Lombardia si stima che al 2014 erano seguite presso i centri ospedalieri della regione circa 40mila persone con infezione da HCV. A marzo 2019 risultavano trattati, o in trattamento, più di 35mila pazienti. Si può quindi ipotizzare che, entro il 2020, si riuscirà a trattare tutti quelli che risultavano in carico ai centri.
Rimangono da trattare i soggetti che i medici di medicina generale non hanno ancora inviato ai centri per il trattamento, i soggetti in carico ai SERT e detenuti nelle prigioni che non sono ancora stati trattati. Inoltre rimane da curare quella proporzione di persone con epatite C che non hanno mai fatto il test e non sanno di avere questa infezione. Una stima grossolana fa pensare che ci siano in Lombardia almeno 10.000 persone in questa condizione.

 

Le nuove terapie

Entro l'autunno saranno disponibili in Italia due nuove opzioni terapeutiche in STR (single tablet regimen): la prima prevede l’utilizzo di bictegravir, inibitore dell’integrasi di seconda generazione, mentre la seconda di doravirina, inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa di ultima generazione. «Abbiamo necessità di nuove opzioni terapeutiche per prevenire e combattere il fenomeno della resistenza, fenomeno fortunatamente molto limitato in Italia ma che affligge già i paesi a risorse terapeutiche limitate». Ha spiegato Antonella Castagna, Professore associato Malattie Infettive, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano.

Per i pazienti italiani HTE (highly treatment experienced), con limitate opzioni terapeutiche (si stima il 3-5% dei pazienti che ha accesso alle cure) si è in attesa di due nuovi farmaci, entrambi capaci di ostacolare community
l'ingresso del virus nella cellula con meccanismo d'azione innovativo. Fostemsavir è un farmaco antivirale, somministrabile per via orale, che agisce impedendo il legame tra il virus HIV e il recettore CD4 presente sulle cellule. «Esistono già trials molto solidi - - in cui sono stati inseriti anche pazienti italiani, che dimostrano l’efficacia e la sicurezza del farmaco nella terapia dei pazienti complessi». Ha sottolineato Antonella Castagna. 

L’altra opzione terapeutica, già registrata negli Stati Uniti, e in fase di valutazione in Europa, è rappresentata da ibalizumab, il primo anticorpo monoclonale contro l'infezione da HIV. Questo viene somministrato per via endovenosa ogni 14 giorni; i primi pazienti italiani lo stanno utilizzando da alcune settimane grazie al supporto di AIFA.

 

Per rispondere ai bisogni clinici dei pazienti, non servono solo nuovi famaci, ma nuove strategie terapeutiche. A ICAR 2019 si è acceso il dibattito sulla Rapid Art, vale a dire inizio quasi immediato alla diagnosi, della terapia antiretrovirale con le possibili implicazioni per l’individuo e come strumento concreto per ridurre concretamente il numero di nuove infezioni.
«Abbiamo necessità di ridurre, per quanto possibile e senza mai compromettere l’efficacia virologica, l’esposizione dei pazienti ai farmaci antiretrovirali». Ha precisato Castagna.
ICAR 2019 si è affrontato il tema della strategia 2DR (opzioni terapeutiche che prevedono l’utilizzo di due soli antiretrovirali) e la sua oculata collocazione nella terapia di prima linea e nel percorso di ottimizzazione terapeutica. Da ultimo un nuovo scenario si affaccia all’orizzonte: i pazienti italiani di diversi centri sono inclusi nelle sperimentazioni di fase III che utilizzano cabotegravir-rilpivirina in somministrazione Long-Acting, una rivoluzione che intaccherà il dogma della terapia antiretrovirale quotidiana per via orale.

 

Patto Trasversale Per La Scienza

 

Mercoledì 5 giugno, prima dell’inaugurazione della 11a edizione del Congresso ICAR, si è tenuta la prima riunione del Patto Trasversale per la Scienza (PTS), associazione nata da un manifesto promosso dai professori Guido Silvestri e Roberto Burioni, firmato da centinaia di scienziati, politici e uomini di cultura.
L’associazione “Patto Trasversale per la Scienza”, apolitica, apartitica e senza finalità di lucro, ha l’obiettivo di posterpromuovere e diffondere la scienza, il metodo scientifico e la cultura della scienza in Italia. L’associazione si rivolge in maniera trasversale a tutti gli attori sociali e politici (scuole, media, magistratura, politica, associazioni, istituzioni) per promuovere e proteggere la scienza e il metodo scientifico, per tutelare il diritto di ogni italiano di essere formato, informato, curato, assistito e governato nel rispetto della scienza e delle evidenze scientifiche.

 

«ICAR2019 ha ospitato il PTS poiché condivide i principi di questo Manifesto: promuovere e proteggere la scienza contro la pseudoscienza. Chi da anni si occupa di HIV e AIDS a tutti i livelli (ricerca, assistenza, volontariato) sa bene che il negazionismo, lo stigma e l’ignoranza hanno fatto troppe vittime e sa quantaantonella-d arminio-monfort pseudoscienza, quante false informazioni e discriminazioni ostacolino ancora oggi l’acquisizione di una conoscenza laica e comune e la tutela delle persone che vivono con l’infezione da HIV. Diffondere la cultura della scienza e assicurare i fondi per promuoverla è un dovere etico di tutti noi». Ha dichiarato Antonella D’Arminio Monforte, uno dei quattro Presidenti del Congresso ICAR.

 

Tante le iniziative anche per coinvolgere della società civile: test rapidi gratuiti in piazza per HIV e HCV; "RaccontART", il contest artistico che ha coinvolto 300 studenti delle scuole superiori; gli "ICAR-CROI Awards", assegnati ai migliori contributi dei giovani ricercatori italiani che hanno meritato di presentare i propri lavori al Congresso CROI di Seattle; la ICAR Run, una gara podistica non competitiva, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prevenzione.
(a cura di MZ)

 

 

 

 

 



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