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Civil Partnership, addio per sempre?

 

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Dopo Prodi anche Renzi ha tradito il popolo omosex promettendo le unioni civili senza tener conto della realtà del Parlamento italiano. Ne parliamo con attivisti ed esponenti del movimento Lgbtqi.





Forse le persone omosessuali si dovranno mettere il cuore in pace: in Italia le civil partnership non diventeranno mai realtà.
L’approvazione a Palazzo Madama dell’emendamento della Lega per affidare al Senato la competenze sui temi etici quali famiglia, matrimonio e diritti civili ha allontanato le tanto temute unioni civili per le persone dello stesso sesso.

E per fugare ogni dubbio, Ignazio La Russa ha presentato un disegno di legge per mettere in Costituzione che “il matrimonio è tra due persone di sesso diverso, così come la possibilità di adottare figli”.
Vale la pena di concedere alla proposta di La Russa, una riflessione: c’è qualcosa che non torna, per anni hanno bloccato le richieste del movimento Lgbtqi (Lesbica, gay, bisessuale, transessuale, queer, intersessuale) in merito alle unioni civili sostenendo che era la Costituzione a vietarle. Ordunque, se è già scritto in Costituzione, perché il rappresentante di Fratelli d’Italia ha presentato la proposta di legge?
Probabilmente hanno sempre mentito, sapendo di mentire, e la Costituzione, scritta nel 1947, è molto più laica di quanto lo siano gli attuali politici.


Le promesse di Matteo Renzi e la delusione del movimento

Ma torniamo alle promesse fatte da Matteo Renzi in campagna elettorale, promesse che avevano fatto sperare una buona parte del Movimento e delle persone Lgbtqi italiane. Finalmente, anche in Italia, le persone omosessuali avrebbero ottenuto quei diritti che negli altri Paesi europei sono legge da oltre 10 anni, in Danimarca dal 1989. Per avere un’idea di quanto è in ritardo il nostro Paese si può dare un’occhiata alla pagina di Wikipedia.

Ovviamente questo ennesimo voltafaccia ha generato una forte e comprensibile delusione nonché risentimento, tra gli esponenti del movimento Lgbtqi.
«Renzi - afferma Dario Accolla, blogger, scrittore e attivista Lgbtqi - ha intercettato il desiderio di una larga fetta dell'elettorato dario-accolla
di sinistra di avere un leader moderno ed europeo. Per questo ha sposato diversi temi di quell'area, pur personalizzandoli sia in temi di economia -con l'apertura al liberismo- sia sui diritti civili -con istituti giuridici segregazionisti. Poi, arrivato al Governo, ha dovuto rispondere a quelli che sono i suoi veri interlocutori, i cosiddetti poteri forti, tra cui anche quello religioso. Aggiungo, a tutto questo, il fatto che non ho mai creduto alla buona volontà del premier di fare serie politiche in chiave Lgbtqi. Stiamo pur sempre parlando di un fervente cattolico, il sindaco del cimitero per gli embrioni. Chi voleva illudersi di avere una sinistra "normale" si sta risvegliando in una realtà in cui il PD, per poter vincere, ha dovuto trasformarsi nella brutta copia di Forza Italia, anche per quanto riguarda i diritti civili».
 

Mentre Yuri Guaiana, segretario dell’associazione radicale Certi Diritti, pone l’accento sul diritto di famiglia.
«Il punto - evidenzia Guaiana - non è che Renzi ha promesso tanto e mantenuto poco, ma che rischia di sprecare l'occasione di tramutare l'arretramento italiano in una risorsa che gli permetterebbe, dopo l’ultima riforma del 1975, di trasformare tutto il diritto di famiglia modernizzandolo e includendo il matrimonio egualitario e una serie di altri istituti aperti a tutti che permettano a ciascuno di organizzare i propri affetti nel modo che ritiene». 

 

Renzi ha usato il tema delle unioni civili
 

Andrea Maccarrone, presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, non fa sconti al Primo Ministro.
«In realtà - sottolinea Maccarrone - le promesse che riguardano la comunità Lgbtqi erano sostanzialmente due: approvazione della legge contro omo-transfobia e quella sulle unioni civili con possibilità di adozione dei figli del o della partner. La sensazione è che la posizione assunta durante la campagna delle primarie non fosse frutto di una reale elaborazione dei problemi ma solo di opportunismo tanto che tutti ricorderanno come sia passato, quasi con noncuranza, dal proporre il modello di unione civile inglese (contrapposto al modello tedesco  sostenuto allora da Bersani) al modello tedesco, che evidentemente garantiva più consenso interno al partito e meno problemi rispetto alle adozioni».
Ma il Presidente del Mario Mieli spinge più in profondità la sua analisi, soffermandosi sugli aspetti politici: « Il tema unioni civili è stato usato di fatto contro il Governo Letta e immediatamente accantonato dopo la salita a Palazzo Chigi dello stesso Renzi per andrea-maccarroneessere recuperato solo a cavallo dei Pride. Nel frattempo, però, il Governo guidato da Renzi è il primo da decenni a non avere assegnato la delega alle Pari Opportunità. Con la conseguenza di bloccare di fatto l'iniziativa politica vera sul tema, ha messo il freno alla strategia contro le discriminazioni messa in campo dai Governi Monti e Letta e non ha spinto la legge contro l'omofobia rimasta ferma al Senato. Insomma direi che, fuori dalla retorica renziana, abbiamo registrato notevoli passi indietro, e non ci sono segnali di inversioni di rotta».
«Il mio parere - continua Maccarrone - è che Renzi, come la maggior parte dei politici italiani ma con l’aggiunta del cinismo che lo contraddistingue, non creda affatto nei diritti civili, li veda come un tema spinoso e potenzialmente divisivo sia del suo partito sia della coalizione che sostiene il suo Governo, una coalizione infarcita di centristi ultracattolici; temi da affrontare solo nella misura in cui cominciano ad arrivare al pettine gli esiti delle sentenze, le pressioni europee, e in minima parte, le proteste delle associazioni che provano ad inchiodarlo alle sue promesse. I risultati raccolti saranno proporzionali alla forza che avranno questi elementi nei prossimi mesi».


Anche
Antonia Monopoli, responsabile sportello trans di ALA Milano Onlus, evidenzia l’aspetto politico.
«Renzi è uno dei tanti politici che promettono ma non mantengono. - sostiene Monopoli - Quello del riconoscimento delle “Unioni Civili”, è il solito contentino che i politici promettono da tanto tempo e continuano a non dare al movimento Lgbtqi. Quest’azione di cambio di rotta conferma quello che ho sempre pensato: per i politici le istanze del movimento Lgbtqi fanno parte delle loro campagne politiche ma solo come uno strumento, un mezzo per arrivare alle persone omosessuali e transessuali. Persone che vengono continuamente strumentalizzate dai politici italiani, che poi non fanno nulla per riconoscer i nostri diritti e noi continuiamo ad essere cittadini di serie B, è dura ammetterlo ma non siamo alla pari con gli altri cittadini italiani».


Il solito “moderatismo” italiano
 

Paola Brandolini, presidente nazionale ArciLesbica teme il peggio, ovvero che Matteo Renzi non faccia proprio nulla.
«Renzi, che in modo alquanto curioso e un po' inconsueto per noi e per il contesto in cui agisce, si è sempre posto, almeno a parole, come un mostro di efficienza aziendalista, stenta e mostra "lentezza e inefficienza" proprio quando si parla di diritti per le persone Lgbtqi.  I 100 giorni son passati, i diritti civili non ci sono, ed ha annunciato un’iniziativa di legge sulle unioni civili a uguaglianza parziale che è il minimo che possa esistere in un Paese civile. Nulla meno di questo ha senso, e questapaola-brandolini civil partnership non è comunque la parità chiesta dalla maggior parte del Movimento, ovvero l'estensione del matrimonio civile. Siamo di fronte al solito "moderatismo" italiano, al solito compromesso dei politici al Governo che trattano su alcune questioni per poter incassare i risultati su altre ritenute più rilevanti. I diritti civili sono sempre stati terreno di scambio. Renzi è un moderato che su questo tema ha comunque deciso di lasciare l'Italia in una posizione di arretratezza rispetto agli altri Paesi, la sua proposta di legge ha questo significato. Speriamo che non voglia addirittura lasciare l’Italia nella preistoria della civiltà democratica, facendo ancora meno di quello che ha promesso, o peggio, non facendo nulla».


E Flavio Romani, presidente nazionale Arcigay, si interroga sulle motivazioni che hanno spinto Matteo Renzi a mettere in difficoltà
la senatrice Cirinnà.
«L'affermazione fatta ad Avvenire, e mai smentita, di voler superare il testo Cirinnà, attualmente in discussione alla Commissione Giustizia al Senato, con una proposta di legge governativa, non è a mio parere un bel segnale. - sottolinea Romani - Mi chiedo, innanzitutto, perché buttare all'aria il lavoro che finora è stato portato avanti da una senatrice del suo stesso partito, umiliando in questo modo con un gesto autoritario la discussione parlamentare. Per quale motivo andrebbe poi superato? Quali sono le novità che vorrebbe introdurre? Quali sono i miglioramenti al testo che ha in mente Renzi?
Il testo di cui la senatrice Cirinnà è relatrice prevede, per le coppie dello stesso sesso, l'istituzione dell'unione civile con modalità, tutele, diritti e doveri parificati al matrimonio, la cui unica differenza consisterebbe a questo punto nella preclusione per le coppie omosessuali all'adozione verso terzi, ma solo la stepchild adoption.».
Il Presidente Arcigay individua anche cosa, a suo avviso, realmente infastidisce il Premier.
«È chiaramente il riferimento diretto al matrimonio, presente nell'articolo 3 del testo Cirinnà, riferimento che è visto come fumo negli occhi certamente dal suo alleato di governo, l'omofobissimo NCD, ma anche da parte della compagine PD, gli inestinguibili teodem, da sempre paurosi ad ogni alzata di sopracciglio da parte dei vescovi».
Da che parte starà Renzi, si chiede Flavio Romani.
«Le cosiddette, e mai ben specificate, "Unioni civili alla tedesca" facevano parte del programma con cui Renzi ha vinto le primarie, e, più importante, facevano parte del programma di Bersani con cui sono stati eletti deputati e senatori del PD di questa legislatura. Remare contro e fare passi indietro sarebbe intollerabile. Sarebbe l'ennesimo tradimento da parte di un partito che ha fatto precise promesse elettorali, che si è preso impegni precisi davanti al suo corpo elettorale. E questi impegni li deve mantenere.
Se contano di più le minacce di crisi, per niente credibili, che l'NCD sventola ogni volta che si parla di diritti per le persone Lgbtqi, Renzi lo deve dire e deve essere chiaro con noi ma soprattutto con chi l'ha portato a diventare segretario del maggior partito italiano e primo ministro».

In tutto questo, come sempre, si innestano temi e questioni che nulla hanno a che fare con i diritti delle persone Lgbtqi.
«In autunno Renzi dovrà fare i conti con una ripresa economica annunciata che non si avvererà nei brevi tempi previsti,- spiega Romani - e poi la riforma radicale del Senato che trova parecchi contrasti anche all'interno del suo stesso partito e la figura non brillante che sta facendo alla guida del semestre UE contribuiranno a indebolire il Premier e lo porteranno con tutta probabilità a evitare di aprire un fronte diretto con il suo alleato di Governo.
E questo ciò con buona pace dei grandi discorsi sui principi fondamentali e sulla modernizzazione sociale che tanto spesso gli sentiamo fare». 


Le istanze urgenti del Movimento Lgbtqi


Se la retromarcia di Matteo Renzi ha giustamente suscitato le aspre reazioni dei militanti e delle persone Lgbtqi, vediamo di capire cosa chiede concretamente il Movimento, ovvero quali sono le istanze più urgenti a cui l’esecutivo dovrebbe dare una risposta.

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Per
Antonia Monopoli «le istanze più urgenti sono tre: una legge come si deve contro l’omotransfobia; il matrimonio per le coppie dello stesso sesso; e, infine, una legge per la rettifica anagrafica senza rettifica chirurgica sessuale».

Dario Accolla non ha dubbi: «Bisogna intervenire sul piano culturale, attraverso serie politiche antidiscriminazione da effettuarsi nelle scuole. Dovrebbe essere un input che viene dall'alto, ma abbiamo un Parlamento in cui gli stessi deputati gay fanno leggi per compiacere alla minoranza cattolica e omofoba. Questo è il quadro. Poi ci sono le questioni legate ai diritti affettivi, alla salute, alla questione delle persone transessuali. Ma appunto, abbiamo il PD al governo. I fan del nuovo corso dicono che solo attraverso quel partito si otterrà qualcosa. Basta avere un minimo di memoria storica per capire che, al momento, quel soggetto politico è il principale ostacolo alla dignità di milioni di persone Lgbqi».

E Yuri Guaiana ricorda quanto è emerso da un'indagine della FRA-Fundamental Right Association, un'agenzia dell'UE che ha stilato un lista delle priorità.

«Misure che implementino a scuola il rispetto per le persone Lgbtqi - elenca Guaiana - e, a pari merito, un'autorità nazionale che ne promuova i diritti; quindi la formazione dei pubblici ufficiali (polizia, insegnanti, medici...) sui diritti delle persone Lgbtqi, poi un maggior sostegno ai diritti Lgbtqi delle figure pubbliche (politici, uomini d'affari, sportivi...) e una maggiore accettazione da parte dei religiosi. Il matrimonio egualitario è al quarto posto, strategicamente, però, per noi la riforma delyuri-guaiana
diritto di famiglia è una priorità assoluta».



Cambiare il diritto di famiglia


La necessità di una riforma del diritto di famiglia viene ritenuta necessaria da molti esponenti del Movimento.
«In tema di coppie ciò che noi chiediamo da tempo è l'estensione del matrimonio civile, senza se è senza ma. - afferma Paola Brandolini- Qualunque cosa diversa da questo porterà il Movimento a continuare la sua battaglia per conseguirlo. Ma non solo, la battaglia è anche quella per garantire forme di riconoscimento che non siano necessariamente il matrimonio. Forme che tengano conto della libertà di scelta delle persone, della libertà di costituire le formazioni sociali che più ritengono confacenti al proprio modo di sentire ed essere. E potrebbe anche non essere il matrimonio, ma forme più ‘leggere’, meno tradizionaliste, forme in cui al centro vi è l'individuo e il suo diritto».

«Ritengo che le urgenze siano una legge che apra al matrimonio per le coppie omosessuali su un piano di parità e che allo stesso tempo aggiorni il diritto di famiglia, - sottolinea Andrea Maccarrone - magari riconoscendo istituti più leggeri e diritti certi alle unioni di fatto, ovviamente parlo anche delle adozioni e per urgenza, soprattutto della condizione dei figli delle persone e delle coppie omosessuali che per essere pienamente tutelati come gli altri, devono veder riconosciuti i loro genitori, i loro diritti e la loro realtà familiare».

Per Flavio Romani la rivendicazione principale è senza dubbio il matrimonio civile.
«L'accesso all'istituto matrimoniale vigente è la richiesta che simbolicamente dà al movimento la percezione precisa di cosa ci manca, ovvero la completa uguaglianza rispetto alle persone eterosessuali. - puntualizza Romani - Insistere sul matrimonio significa questo, significa voler scardinare il divieto più evidente e macroscopico che più di ogni altro sancisce la volontà di continuare a considerare le persone gay e lesbiche e i loro amori come persone eamori di serie B, senza alcuna rilevanza sociale e senza la possibilità di avere alcun diritto». 


Le altre battaglie fondamentali
 

Ma il "matrimonio civile" non è tutto, vi sono altre battaglie fondamentali.

«L'altra priorità - spiega Maccarrone - è il superamento della legge 164/82 per rendere più agevole, rapido, non castrante e violento il riadeguamento dei documenti delle persone trans alla loro identità sociale e psicologica e tutto il percorso di transizione, ricordandoci che parliamo di persone che subiscono enormi discriminazioni in famiglia, a scuola, nel mondo del lavoro e nella società in generale. Infine andrebbe rilanciata e strutturata nel tempo, oltre l'attuale limite del 2015, la strategia contro le discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere puntando in particolare proprio ai quattro assi già individuati: istruzione, informazione, sicurezza, lavoro».  

Anche Flavio Romani chiede di intervenire sulla legge 164/82.
«Una modifica radicale che porti a migliorare la vita delle persone trans, prevedendo tra l'altro la possibilità di avere documenti anagrafici in linea con la propria identità di generesenza dover obbligatoriamente passare per interventi chirurgici dolorosi e spesso non voluti. Ma anche la possibilità di semplificare il percorso di transizione, renderlo più lineare flavio-romani
eliminando o velocizzando tutta una serie di passaggi che attualmente fanno diventare l'iter di transizione una inutile, e sofferta,
via crucis».
E da ultimo ma non ultimo, una legge che punisca laviolenzae la discriminazione omofonica e transfobica.
«Il testo uscito alla Camera il settembre scorso - precisa Romani - è da emendare profondamente, cancellando gli indecenti emendamenti Verini-Gitti, messi a difesa della libertà degliomofobi di continuare a insultare e discriminare, e cambiando le inedite diciture "omofobia" e "transfobia" con, rispettivamente, ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’, più corrette anche semanticamente rispetto al resto del testo e soprattutto più solide dal punto di vista giuridico.
Infine, per il Presidente di Arcigay è da riformulare la legge 40, relativa alla fecondazione eterologa, «ma fortunatamente ci sta pensando la Corte Costituzionale ad abbattere a forza di sentenze quel grumo di ipocrisia e di mancanza di rispetto verso l'autodeterminazione delle donne che hanno portato all'approvazione di una legge vergognosa e criminale, degno risultato della compagine politica che l’ha tanto voluta».


Credo che Matto Renzi e il Parlamento abbiano ancora molto lavoro da fare per consentire all’Italia di camminare allo stesso passo delle altre nazioni europee.




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